venerdì 12 marzo 2010

Vecchi e spompati, l'Italia in crisi

di FABRIZIO BOCCA
Dopo la terrificante notte dell' Old Trafford, dopo i gol di Wayne Rooney al Milan, dopo che tre squadre italiane su quattro sono già saltate via, proviamo a buttar dieci motivi di discussione intorno alla crisi del calcio italiano stesso. Senza pensare che se l' Inter la settimana prossima dovesse passare il turno i problemi d' incanto sarebbero tutti risolti. E senza usare come alibi il fatto che se perfino il Real che ha speso 200 milioni di euro per rinforzarsi è stato eliminato, tutto sommato non è poi un delitto che capiti anche a noi. Ormai sono tre anni che in Europa i club italiani fanno cilecca.

1- Abbiamo un calcio vecchio e abbastanza spompato, puntiamo alla conservazione e all' ibernazione di grandi calciatori che furono ma che non sono più. Siano, non ce ne vogliano, Del Piero alla Juventus, Totti alla Roma o Inzaghi e Gattuso al Milan. I grandi club si rinnovano poco e spesso in maniera sbagliata.

2- Sul mercato facciamo operazioni avventate e sbagliamo gli investimenti di quei pochi soldi disponibili. Beckham al Milan ha poco senso, se non dal punto di vista dell' immagine. I club stranieri, soprattutto quelli inglesi, hanno ormai organizzazioni decisamente migliori, vedi il Manchester stesso con l' operazione Ronaldo-Valencia o la squadra multirazziale di Wenger con l' Arsenal

3- Pochissimi club investono molto sui giovani e quei pochi che riescono a scovare li sottopongono a una gavetta lunghissima che ritarda il loro lancio internazionale. Balotelli all' Inter è un continuo elemento di discussione, Giovinco alla Juventus non ha mai avuto fiducia. E così via


4- Siamo finanziariamente in crisi. E' vero che sul mercato spendiamo molto meno, ma è anche vero che quanto a ingaggi i grandi club pagano ancora cifre altissime, vedi i maxi stipendi di Ronaldinho ed Eto' o. Non abbiamo i debiti del calcio inglese, ma è anche vero che le strutture del calcio italiano sono vecchie e inadeguate ormai alla competizione internazionale. Per tutto il giorno ieri lo shop del Manchester United ha venduto magliette di Rooney & C a 65 sterline l' una: una macchina da soldi all' Old Trafford, in Inghilterra e in tutto il mondo. Noi parliamo tanto ma vendiamo male il nostro prodotto calcio. Ci basiamo unicamente sugli incassi tv o quasi. La tv tra l'altro inflaziona il calcio stesso, togliendo stimolo e voglia di costruire stadi nuovi, moderni e adeguati alle esigenze. I presidenti hanno gettato al vento le occasioni degli anni scorsi, nessuno vietava loro di investire le grandi cifre dei diritti tv in strutture solide e produttive come gli stadi.

5- Molti giocatori e soprattutto molti allenatori di livello ormai preferiscono andare all'estero, segno evidente della perdita di appeal del calcio italiano. Che ovviamente resta un po' più povero sotto tutti i punti di vista.

6- Snobbiamo inspiegabilmente e stupidamente l' Europa League, non gli abbiamo attribuito alcun valore. E invece anche tramite questa competizione secondaria si possono fare punti per la classifica internazionale. Nonché mettere in cassa bei soldi se si arriva in fondo.

7- Il regresso evidente di questi ultimi anni ? diciamo dalla Champions conquistata dal Milan nel 2007 - non è stato combattuto, non sono state adottate misure adeguate a livello di Federcalcio e soprattutto di Lega. I club si sono beccati l' uno con l' altro senza fare fronte comune in campo internazionale e affrontando insieme i problemi globali: crisi finanziaria, stadi, rapporti con la tv, sviluppo dei settori giovanili soprattutto nelle serie inferiori, e così via.

8- La scarsa concorrenza di questi ultimi anni con il dominio dell' Inter ha prodotto un campionato mediocre. I campionati inglese, spagnolo e tedesco sono più equilibrati e interessanti. Scuole calcistiche che da questo punto di vista ci hanno superato.

9- Giochiamo in genere un calcio brutto, al risparmio, spesso eccessivamente tatticizzato. Il calciatore moderno di oggi è un mix micidiale di talento e forza fisica o almeno resistenza (Rooney, Cristiano Ronaldo, Messi, i vari Villa, Iniesta etc). Noi abbiamo pochissimi giocatori di questo tipo.

10- L' unica specialità in cui eccelliamo è la lamentela sull' arbitraggio, dal campionato alla Champions. Abbiamo fatto della moviola un totem assurdo e malefico. Tutto ciò ha prodotto una sottocultura che tende sempre ad attribuire la sconfitta a un fattore esterno, a una congiura e mai a fare un serio esame delle proprio responsabilità. In poche parole non abbiamo cultura della sconfitta. E non sapendo perdere non sappiamo nemmeno più vincere.
(da "La Repubblica" 11 marzo 2010)